sabato 13 aprile 2024

Borghi d'Europa e la collaborazione informativa con il Parlamento Europeo – Lucito (Molise - rete BELC)

 

giornalisti e i comunicatori di Borghi d'Europa hanno scelto di inserire Lucito nella rete internazionale de 'Borghi d'Europa e la collaborazione informativa con il Parlamento Europeo'.




Lucito è posto in una valle popolata di uliveti che va digradando verso le sponde del fiume Biferno. La parte settentrionale è coronata da colline, rivestite sulla cima di querceti e ai fianchi di alberi da frutto. Il paese si trova a 460 metri sopra il livello del mare, con clima temperato e costante. Il territorio è bagnato dal fiume Biferno, mentre i colli prendono diverse denominazioni: Serramorice, Casino, Li Monti, Colle Pagliariello, Colle delle Streghe, Ferrara, S. Angelo Altissimo.



Sembra che l’etimologia di Lucito derivi da “lucus”, bosco consacrato alla divinità, ovvero da saliceto, volgarmente “sauceto”, da cui potette derivare Luceto. Anticamente lo stemma di Lucito era costituito da un braccio con in mano un ramo di quercia sormontato da una stella. Attualmente lo stemma è composto da una “L” con tre stelle in campo azzurro, circondato da un ramo di quercia ed uno di ulivo, alberi caratteristici del territorio. La nascita del borgo deve essere fatta risalire all’ epoca della dominazione longobarda, quando pastori e agricoltori, per sfuggire alle invasioni, si rifugiavano nelle caverne scavate nel tufo della collina denominata “Colle a grotte”, su cui poi è sorto Lucito. Al borgo storico, che si sviluppa lungo il pendio della collina, si accedeva tramite la “Porta Maggiore”, adiacente al palazzo marche sale. Le case alte e serrate dei lati fungevano da bastioni. L’assetto urbano era stato progettato secondo criteri di fortificazione, considerando le frequenti invasioni e saccheggi a cui questi territori erano soggetti. Le prime notizie dei feudatari di Lucito si hanno nel 1188, quando Gionata di Balbano, signore del feudo, partecipò con gli altri paesani alla prima crociata in Terra Santa per la liberazione del Santo Sepolcro. Alla fine del 1200 il feudo passò dai signori Caracciolo alla famiglia di Sangro. Nel 1560 Vittoria e Lucrezia di Sangro, entrambe monache, donarono il feudo alla madre Adriana Tomacello, che sposò Alfonso Piscicelli. Nel 1655, i creditori di Piscicelli ottennero la vendita all’asta dei suoi feudi, decretando così la separazione di Castelbottaccio e Lucito (acquistato quest’ultimo dal marchese Francesco Capecelatro). Molto interessante, da vedere, è il Palazzo Capecelatro, un edificio dalle origini molto antiche, risalenti al medioevo, quando le funzioni erano prevalentemente militari. Con la sua notevole mole domina sia il borgo che la vallata sottostante. Al Palazzo ed al borgo si accede a Nord attraverso la “Porta Maggiore”, costituita da un arco a sesto acuto, posta sotto il Palazzo stesso, e dalla “Porta a Piedi”, posta a Sud. Il palazzo, cui si accede attraverso un ampio portale, è costituito da due piani inferiori oltre al piano nobile. Molte opere di ammodernamento lo hanno privato si elementi di arredo fisso e di finiture di sicuro interesse, pur restando in opera tutto l’apparato originario delle strutture orizzontali sia voltaree che lignee, nonché i portali in pietra, le mensole di finestre e balconi ed altri elementi significativi come le cornici in pietra lavorata, le iscrizioni, gli stemmi.





Da visitare c’è anche il Palazzo De Rubertis, la cui costruzione è collocabile nella prima metà del XVII secolo, uno dei primi edifici di una certa importanza ad essere stato costruito fuori dalla cinta muraria seicentesca del centro abitato di Lucito e, quindi, ad essere stato sottratto alla protezione del Castello Marchesale. L’elemento più interessante è la facciata principale d’austera ed elegantissima fattura, eseguita da maestri scalpellini napoletani su progetto di un noto architetto (Vanvitelli). La facciata si compone di un triplice ordine: Dorico, Ionico e Corinzio, scanditi da lesene semplici e da accoppiate e segnate da trabeazioni. Il Palazzo De Rubertis è una tipica residenza urbana di una famiglia borghese del ‘700, costituendo un esempio ed una testimonianza di un preciso periodo storico.

Per quanto riguarda l’architettura del Palazzo de Rubertis-Perrotti ancora oggi corrisponde abbastanza fedelmente al progetto di ampliamento voluto da Michele de Rubertis, che tra il 1790 ed il 1810 ne effettuò la ristrutturazione. In quella occasione, alla corte aperta (risalente al 1600), che attualmente costituisce l’androne interno di ingresso, venne incorporato il preesistente edificio tale da realizzare un palazzo di struttura murattiana. Infatti anche l’affacciata sulla gradinata che conduce alla piazza che attualmente si presenta in pietra a vista, in origine era interamente intonacata in rosa con fregi alle ornie e al cornicione in bianco secondo la moda dei primi dell’800. Il giardino posteriore venne creato verso il 1810 su disegni del botanico napoletano Mario Tenore, ideatore del “Real Giardino delle Piante”, l’attuale Orto Botanico di Napoli, amico di Giuseppe de Rubertis, figlio di Michele.



Tra i monumenti particolarmente importanti si segnala: la Cappella di S. Gennaro, che venne fondata nel 1731 dal Marchese Francesco Capecelatro. Il piccolo tempio, dedicato a S. Antonio Abate, protettore della famiglia Capecelatro, era congiunto al Palazzo Marchesale, da cui si accedeva con una scala a chiocciola attraverso un piccolo campanile. Nel 1767, l’Università di Lucito autorizzò i lavori di ampliamento, concernenti la realizzazione di una volta a pietra su una strada posta ad oriente, a condizione che nel tempio venisse celebrata una messa quotidiana e si desse pubblico accesso a tutti i cittadini. Il secondo ampliamento risale al 1777, quando fu realizzata la parte lungo i lati posti a Nord (Piazza pubblica). Nel 1805, a causa di un terremoto, crollò il locale ad uso sagrestia. Venne così acquistato il suolo posto a Sud e con quest’ultimo ampliamento la Chiesa assunse quella che è poi venuta la forma definitiva. Quando nel 1808 i Capecelatro cessarono di reggere Lucito, poiché sotto Gioacchino Murat fu abolita la feudalità, la Chiesa passò con tutti i suoi beni alla Diocesi. Fu sconsacrata nei primi anni del Secolo e non si conoscono i motivi. L’abbandono e l’incuria portarono l’edificio ad una soglia quasi di irreversibilità. Il sisma del 1980 contribuì ad apportare ulteriori dissesti. Crollò una delle volte dell’edificio, con la perdita di una interessante testimonianza di struttura voltata leggera settecentesca. A seguito di questo avvenimento venne realizzato un intervento di sistemazione strutturale dell’edificio e di restauro delle facciate esterne. I lavori di completamento sono stati ultimati il 31 ottobre del 2001. Attualmente l’ex cappella è adibita a sala convegni e teatro; la Chiesa dell’Immacolata Concezione, chiamata comunemente “Cappella del ponte”, che fu edificata alla fine dell’Ottocento conserva un bell’altare, un tabernacolo sovrastato da una lapide raffigurante un ostensorio ed un ambone in pietra locale, proveniente dall’ex Chiesa del Convento dei Padri Mannarini. Nella Cappella sono conservati l’antico organo a canne positivo ed un confessionale in legno intarsiato dell’inizio secolo Novecento. La Cappella, inoltre, è pregiata di un grande Crocifisso e di varie statue, tra cui quella dell’Immacolata Concezione; la Chiesa di S. Rocco esisteva già nel secolo XVI ed era sede della Congrega del Purgatorio. È posta nella coda del paese, vicino alla scarpata della Chiesa Madre, subito fuori le antiche mura. Al suo interno si possono ammirare: un bell’altare in pietra locale, stucchi di notevole fattura, antichi lampadari e la statua di San Rocco (1700), nella sua nicchia sopra l’altare, scolpita dallo scultore campobassano Di Zinno, autore anche della statua di S. Nicola; la Cappella di S. Nicola sorge in aperta campagna, a circa cinque chilometri dal centro abitato, presso S. Angelo Altissimo, a 850 metri sul livello del mare. È stata eretta intorno al 1867 per le solerti cure del buon sacerdote don Nicola di Carlo, che ottenne l’autorizzazione dal Prefetto della Provincia per la riedificazione della Cappella nel luogo detto “Aia di S. Nicola”, “dove la popolazione di Lucito, memore dei benefici che per l’intercessione del Protettore S. Nicola di Bari giornalmente ottiene, va in ogni occorrenza a sporgere lagrime per ottenere grazie”. In questa Cappella ci si reca l’undici di maggio per prendere le statue di S. Nicola di Bari e S. Agnese e portarle in paese e la terza domenica di giugno, quando la popolazione, ricondotte in processione le statue in montagna, vi celebra la festa.




Da vedere anche il tratturo Celano-Foggia, Porta da Piedi, Porta Maggiore, i ruderi dell'Eremo di S. Angelo Altissimo. “

da Visit Molise





In occasione delle Elezioni europee di giugno 2024, Borghi d'Europa e Parlamento Europeo hanno deciso di riavviare il progetto di collaborazione informativa, per promuovere la partecipazione dei cittadini dei Borghi Europei all'evento elettorale e dare una solidità internazionale alla rinnovata scelta dei 40 Borghi per il prossimo quinquennio. Borghi d'Europa sceglierà un numero cospicuo di borghi dalla rete BELC - Rete europea di consiglieri regionali e locali.

Elezioni europee

6-9 giugno 2024 Perché è importante votare

Tra il 6 e il 9 giugno 2024 milioni di europei parteciperanno a plasmare il futuro della democrazia europea in occasione delle elezioni europee.



Si tratta di un momento unico in cui tutti noi possiamo decidere collettivamente sul futuro dell'Unione europea. Votare è sempre importante, a livello locale, nazionale o europeo. È un'ottima opportunità per esprimere la tua opinione sui temi che ti stanno a cuore.



Usa il tuo voto per contribuire a cambiare il mondo in cui vivi

È facile dimenticare quante persone sono interessate dall'esito delle elezioni europee. Il Parlamento europeo adotta leggi che riguardano tutti: grandi paesi e piccole comunità, società potenti e giovani start-up, la sfera globale e quella locale.



La legislazione dell'UE affronta la maggior parte delle priorità delle persone: l'ambiente, la sicurezza, la migrazione, le politiche sociali, i diritti dei consumatori, l'economia, lo Stato di diritto e molte altre ancora. Oggi ogni tema di spicco a livello nazionale presenta anche una prospettiva europea.



Il tuo voto deciderà quali deputati al Parlamento europeo ti rappresenteranno nell'elaborazione delle nuove leggi e influenzeranno l'elezione della Commissione europea. Queste decisioni plasmeranno la tua vita quotidiana e quella di molti altri.



Usa il tuo voto per affrontare le sfide globali che ci circondano

In un mondo sempre più complesso, instabile e interconnesso, l'Unione europea si occupa di sfide globali che nessun paese dell'UE può affrontare con successo da solo. Affrontare le numerose sfide che ci troviamo davanti non è un compito semplice, e votare è il modo in cui puoi influire sulla direzione da seguire.



Usa il tuo voto per sostenere la democrazia

La democrazia non dovrebbe mai essere data per scontata. È un traguardo collettivo e una responsabilità collettiva in cui tutti noi abbiamo un ruolo da svolgere.



La democrazia inizia con le persone: siamo noi che diamo inizio al processo votando alle elezioni europee e le decisioni adottate in quel contesto influiranno sulla nostra vita. Se non partecipiamo, non abbiamo la possibilità di plasmare il futuro; ma al di là di questo, la democrazia parlamentare europea perde la sua forza e i suoi valori perdono significato.

Quante più persone votano, tanto più forte sarà la democrazia.



giovedì 11 aprile 2024

Borghi d'Europa e la collaborazione informativa con il Parlamento Europeo - TRESIGALLO : UN SOGNO PIETRIFICATO

 



Tresigallo, borgo di origini medioevali, situato sulla sponda sinistra del Po di Volano, nella provincia di Ferrara, un tempo strategico centro di confine fra l'Esarcato di Ravenna ed il Regno longobardo, fu il fulcro delle attività di bonifica avviate dagli Estensi durante il Cinquecento.





Palazzo Pio


Monumento particolarmente interessante di questo periodo è, ad 1 km dal centro del paese, Palazzo Pio, che conserva ancora all'interno tracce di alcuni affreschi cinquecenteschi. Fu costruito fra il 1517 ed il 1533, per volere dei Principi Pio di Savoia, che possedevano diversi fondi agricoli nella zona.


Dopo molti anni, negli anni '30 del secolo scorso, il paese viene completamente rifatto per volere dell'allora ministro dell'Agricoltura e Foreste Edmondo Rossoni, nativo di Tresigallo; vengono costruite le strade, le piazze, le grandi infrastrutture, i centri sportivi, educativi, sanitari, industriali, tutti secondo una logica urbanistica e simbolico-formale.


La nuova città è caratterizzata dallo stile architettonico ed urbanistico razionalista, applicazione su scala reale delle teorie di scuola tedesca sulla progettazione democratica della "città nuova”. Tresigallo, per la sua particolarità riconoscibile, legata ad un periodo storico preciso, ha ottenuto il riconoscimento di "Città d'arte”.

Elementi particolarmente significativi: la piazza a forma di "D", la chiesa e il porticato ricco di bassorilievi, gli incroci delle strade con gli edifici dalle facciate simmetriche.



Tresigallo la piazza centrale - Credit: Mattia Riberti,


Diversamente dalle «città nuove» create dal Regime, Tresigallo fu fornita di una dotazione di servizi pubblici di prim’ordine: la scuola del ricamo per le ragazze, l’acquedotto, l’Albergo Italia, l’albergo di lusso Domus Tua, l’asilo nido, la scuola elementare, la palestra, il teatro, la colonia sanatoriale.


A fianco la «cittadella del lavoro»: un impianto agro-industriale autarchico costituito da oltre dieci stabilimenti di trasformazione e sperimentazione dei prodotti, dalla canapa alla cellulosa.


Visitando questa città, si resta affascinati dalla policromia delle architetture razionaliste: uno sprigionarsi di colori, caldi e freddi. Un mélange cromatico che conferisce una spiritualità metafisica alla città, o, citando Le Corbusier, un “alto grado di poeticità”. Questo alternarsi di diversi colori ci proietta in una dimensione altra, in un “altrove” in stridente contrasto con i centri che di solito si incontrano percorrendo la provincia ferrarese e la Pianura Padana.




Tresigallo: Sogni


C’è una dimensione estraniante e metafisica in Tresigallo, una sorta di calma folle dovuta al fatto che il linguaggio urbanistico e architettonico non ha subìto alterazioni particolari nel tempo. Si è, dunque, irretiti dal fascino di una città nata e morta con il suo artefice, pietrificata nella sua evoluzione, bloccata al 1940.


Tresigallo rappresenta dunque una felice quanto assolutamente solitaria esperienza di architettura, uno dei pochi esempi rimasti di città di fondazione progettata a tavolino, un patrimonio di suggestioni sociali.