sabato 2 maggio 2020

Paolo Caccese invitato a Borghi d'Europa



Bel personaggio, Paolo Caccese.
Un vignaiolo sfuggito (per fortuna!), alla professione forense, sostenuto da passioni e convinzioni
profonde, con un approccio alla vita decisamente 'umile' ( c'è sempre qualcosa da imparare!) .

“Primi anni 50: l’ingegnere Francesco Caccese, mio papà, commissario prefettizio a Villa Russiz “scopre” la viticoltura e nel 1954 acquista 2 ettari e mezzo di vigneti nelle colline di Pradis, Cormòns.
Primi anni 70: il sottoscritto, poco convinto studente in Giurisprudenza fa la stessa scoperta e si dedica sempre più all’azienda e sempre meno allo studio legale che in una magnifica mattina di maggio viene abbandonato senza alcun rimpianto.
Primi anni 90: mia moglie Veronica, per intuito e lungimiranza femminile, mi “costringe” a comprare altri 3 ettari e mezzo con il risultato di produrre oltre ai nostri classici vini, anche il Verduzzo con il quale produciamo un passito: La Veronica, appunto!”

Nel corso dell'intervista, Paolo è un fiume in piena : ti coinvolge, racconta la sua vita, i suoi sforzi
i suoi vini....
Già i suoi vini : li abbiamo degustati in una delle nostre tane del gusto preferire, l'antica trattoria Ferreghini a Dolegna del Collio. Subito ci siamo detti : “ questo è un produttore d'eccellenza!”.

Friulano, Malvasia,Pinot Bianco,Sauvignon, Riesling,Traminer Aromatico e Ribolla Matta (Brut),fra i bianchi ; Merlot , Merlot Riserva e Cabernet Franc fra i rossi.

“Nelle dolci colline di Pradis che dominano su Cormons ha sede la nostra cantina…
I sentieri della storia del Collio, come quelli di tutta la terra dell’Isonzo, si perdono nella lunga alba del mondo ed ancor prima nel mistero della Creazione. Nacque prediletta questa terra: scendeva scoscesa dalle rocche bianche delle Alpi Giulie popolandosi di colline e di boschi fino a farsi pianura e incontro con il mare. Interrogando i segni dei millenni si dedusse che il clima mite e caldo facevano crescere dalle marne sfaldate e ricolme di umori vitali il fico e la vite e l’ulivo.
Oggi quest’impasto di marne e arenarie frammentate, che il tempo ha arricchito di sali rimescolando e insalivandolo con i passaggi delle stagioni, è ancora quello antico, il grembo migliore che ci sia per le uve da vino.”

Naturalmente Borghi d'Europa ha inserito Paolo Caccese nel Percorso Internazionale Eurovinum,il Paesaggio della Vite e del Vino.
PAOLO CACCESE - Vinopuro

I Picech in Borghi d'Europa

Siamo a Pradis, nelle dolci colline del Collio.
A casa Picech ammiriamo dalle grandi finestre il paesaggio delle colline, i vigneti
che segnano la storia di queste contrade.

"Siamo una Famiglia di fieri viticoltori - racconta Roberto-. I Picech abitano dal 1920 la collina di Pradis e nel 1963 con orgoglio, fatica e coraggio hanno acquisito la proprietà delle vigne sulle quali già lavoravano. Dal 1989 ho preso in mano la conduzione dell’Azienda, precedentemente impostata da mio padre Egidio, detto “il Ribel” e da mia madre Jelka, trasformandola nel gioiello che oggi possiamo ammirare. Sto continuando questa tradizione assieme a mia moglie Alessia e ai figli Athena e Ruben".

Man mano che l'intervista si dipana, ci accorgiamo che Roberto possiede una naturalezza
e una semplicità 'complesse'. No, non sono dei termini contraddittori, ma i 'poli' di un
carattere che ha saputo permeare di grande personalità i vini.

Già i vini.
Dire che sono buoni è cosa scontata.
Non saremmo neppure qui.
Ripercorriamo le righe di presentazione di Roberto.
" Una lunga ristrutturazione ci ha permesso di realizzare una nuova e funzionale cantina interrata, una struttura moderna a sezione circolare, posta su due livelli. Un progetto moderno che però si è posto come obbiettivo principale, quello di rispettare la nostra filosofia produttiva, dando vita ad un habitat ideale per poter lavorare con cura ed efficienza, in armonia con i cicli naturali del vino. Ma la cantina è solo il completamento di un lavoro che per noi inizia nella vigna. Il codice etico e professionale che ci siamo imposti, prevede il massimo rispetto per la natura. Lavoriamo da anni in regime biologico certificato: sovescio, sfalcio e concimazione con letame: sono queste le pratiche applicate nelle nostre vigne. Il nostro obbiettivo è quello di portare in cantina delle uve sane e di elevata qualità, unica strada possibile per ottenere dei vini di assoluto pregio che possano anche durare nel tempo."


Potremmo parlare di flosofia, preferiamo ripensare in questi momenti al 'Camminare la terra' di veronelliana memoria :
un quid di passione, competenza, cultura e voglia di vivere.
Annegati come siamo nel mondo della comunicazione fra guide improbabili, servizi informativi a pagamento, vini sempre buoni,
stiamo incontrando una Famiglia che si collega naturalmente alle storiche battaglie di Borghi d'Europa.
Lasciamo le ciarle a chi ne ha fatto un mestiere. Non sicuramente il Nostro.

Abbiamo chiesto a Roberto Picech di fare un pezzo di strada insieme, nell'azione 'Cormons,Terra della sostenibilità.'
Sostenibilità che in casa Picech significa produrre vino cercando di preservare le risorse naturali per le generazioni future.
"Da anni lavoriamo in regime biologico certificato.".


Al prossimo appuntamento : per raccontare i vini e l'ospitalità di casa.

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A Santa Maria del Piave, tra i Percorsi della Fede e la Via dei Norcini


I giornalisti e i comunicatori di Borghi d'Europa hanno dedicato alcune delle tappe dei

Percorsi Internazionali di Borghi d'Europa a Santa Maria del Piave (Mareno di Piave)
Santa Maria del Piave era un ospedale-monastero cistercense nell'attuale provincia di Treviso. In origine sorgeva presso l'omonima frazione di Mareno di Piave (l'antica località Talpon) e in seguito fu riedificato nella vicina Lovadina di Spresiano. Borghi d’Europa ne ripropone la storia, all’interno del viaggio nelle Terre della Piave.
Il monastero si trovava in un'area assai battuta dai traffici, presso una zona di guadi posta sul medio corso del Piave e all'incrocio tra le strade Ungaresca e Alemanna. Compito dell'istituzione era infatti dare ospitalità a mercanti, pellegrini e viandanti in genere che vi transitavano.Santa Maria del Piave sarebbe stata fondata (o rifondata) attorno all'anno Mille e in origine fu gestita da una congregazione diversa dai cistercensi. La sua importanza era cresciuta all'epoca delle crociate, con l'aumento dei pellegrinaggi verso la Terra Santa. In concomitanza, nobili ed ecclesiastici ne avevano accresciuto le ricchezze attraverso donazioni, mentre vari ordini militari e lo stesso pontefice ne avevano garantito la protezione. Da Santa Maria dipendevano varie chiese poste lungo il Piave e il Livenza.
Nel 1229, essendo il complesso decadente sia dal punto di vista materiale che spirituale, papa Gregorio IX lo affidò ai cistercensi dell'abbazia di Follina, scelta che risultò felice per un certo periodo. A determinare la fine dell'istituzione furono però altri eventi: la diminuzione dei pellegrinaggi, le razzie degli eserciti di passaggio e, soprattutto, le disastrose piene del Piave. Significativa fu quella del 1368, quando il fiume mutò il suo corso e il monastero finì per trovarsi nel mezzo di un'isola. Poiché il Piave fungeva (e funge tuttora) da confine fra le diocesi di Ceneda e di Treviso, l'istituzione passò dal controllo dell'una all'altra.
Alle inondazioni si aggiunse la decadenza spirituale. Distrutto da un'altra terribile ondata, nel 1459 l'abate commendatario Venceslao da Porcia lo fece ricostruire sulla sponda destra, presso Lovadina. Tuttavia la mancanza di monaci portò, alla fine del XV secolo, all'unione con il monastero femminile di Santa Maria degli Angeli di Murano.


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Tratto dalla Rivista quadrimestrale di studi vittoriesi - IL FLAMINIO n°9 - 1996 - Edita dalla Comunità Montana delle Prealpi Trevigiane


PIER ANGELO PASSOLUNGHI. Studioso e ricercatore di storia veneta,esperto di storia religiosa per cui collabora a varie riviste nazionali, ha curato varie pubblicazioni, in particolare di Storia e Bibliografia della Sinistra Piave.


"....S. Maria del Piave, antico ospedale sorto presso un'importante zona di guadi
sul medio corso del fiume.
Inizialmente si trattò di una chiesa con funzioni ospedaliere affidata ad una
comunità di cui non si conosce la regola professata. Nato o rinato attorno al
Mille nel fervore della ripresa religiosa e commerciale,fra i suoi compiti c'era
l'ospitalità a viandanti,pellegrini e mercanti che guadavano il Piave.
Sorto all' incrocio tra le vie ungarica e alemanna presso un boschetto di pioppi in località (appunto) Talpon non distante da Mareno, l'ospedale aveva accresciuto la propria importanza all'epoca delle Crociate allorché si era trovato sul percorso via terra per la
Palestina. Nel 1120 i conti di Treviso, di Colfosco, di Ceneda ed i signori da Montaner ne
avevano congiuntamente fatto oggetto di importanti donazioni e ben presto, a garantirne la protezione dagli appetiti degli ordini militari che ne avevano tentato il rilevamento, erano arrivate le bolle di protezione papale. Fra le chiese dipendenti per lo più dislocate lungo il Piave che papa Lucio III nel 1177 aveva posto nel patrocinioapostolico, ne figuravano
pure alcune presso il Livenza: si trattava in quest'ultimo caso delle cappelle di
Santo Stefano di Meschio (Pinidello) e San Gottardo di Cordignano.
Poichè agl'inizi del Duecento, l'ospedale risultava in piena decadenza spirituale
e materiale, nella primavera del 1229 papa Gregorio ne aveva disposto la
riforma, affidandolo al controllo dell'abate di Follina. L'arrivo di monaci del non
distante monastero della pedemontana produsse gli effetti desiderati, inducendo
quelli che vi vivevano già ad accettare la regola cistercense tanto che ben presto
la casa plavense potè riprendersi.
La perdita d'importanza rispetto ai flussi verso la Terra Santa del secolo
precedente e i distruttivi passaggi d'eserciti dovuti alle continue guerre che tra
Due e Trecento coinvolsero la Marca gravando sui guadi, finirono però col farsi
ben presto sentire in forma negativa. I maggiori danni venne però ad arrecarli il
Piave con le sue piene distruttive: nel 1368 un' onda del fiume più violenta del solito
completamente circondò l'area ove sorgevano le fabbriche, riducendolo ad isola.
Sorto in diocesi di Ceneda sulla sponda sinistra, il monastero si trovò così in
mezzo al guado, tanto che finì col venir indicato appartenere ora alla diocesi di
Ceneda, ora a quella di Treviso. Colpito da ulteriori inondazioni, ed ormai in
piena crisi vocazionale, a metà Quattrocento subì una pesantissima distruzione
che lo abbattè dalle fondamenta. Il commendatario Venceslao da Porcia ne
ricercò nel 1459 pronta riedificazione presso la più sicura riva destra a
Lovadina, ma essendo le nuove fabbriche rimaste vuote per mancanza di
monaci, a fine secolo il suo beneficio economico venne unito alle monache di S.
Maria degli Angeli di Murano."
home - Associazione Internazionale Azione Borghi Europei del Gusto

La Bottega dei Ricordi
La Via dei Norcini : i salumi dell’Azienda Dino ed Alberto Marcon a Santa Maria del Piave
Il Viaggio del gusto di Borghi d’Europa lungo la Piave,ha condotto i giornalisti e i comunicatori
a visitare l’azienda agricola di Dino ed Alberto Marcon, a Santa Maria di Piave.
Le Piccole Produzioni Locali (PPL) sono aziende alimentari con un ridotto circuito commerciale
che realizzano prodotti alimentari tradizionali del territorio veneto.
Grazie a un sistema integrato fra aziende e sanità pubblica la Regione Veneto garantisce che i
prodotti delle aziende PPL vengano realizzati nel rispetto di standard qualitativi e norme sanitarie.
I prodotti derivano dalla lavorazione della carne dei maiali allevati in azienda. Le fasi di lavorazione cui sono sottoposti, rispettano gli usi e le tradizioni di un tempo e prevedono il solo impiego di ingredienti come il sale, il pepe e gli aromi naturali, senza l’aggiunta di conservanti come nitriti e nitrati.
Le macellazioni vengono fatte soltanto in alcuni periodi dell’anno, da ottobre a marzo.
È possibile effettuare visite per conoscere i produttori e la natura dell’azienda, caratterizzata da piccole produzioni naturali.
La degustazione delle eccellenze di casa è avvenuta nel corso della registrazione di una puntata della trasmissione multimediale L’Italia del Gusto.
L’azienda è stata così inserita nel percorso d’informazione de Le Vie dei Norcini.
Prodotti
Cotechino, cotechino con lingua, lingua con muscolo, ossocollo, pancetta, salame, salsiccia, sopressa, sopressa con filetto.