martedì 10 novembre 2020

Rio San Martino (Scorzè) : terra del radicchio rosso e del dolce di San Martino

 


Nell'aprile del 2019 la rete Borghi d'Europa presentò nella sede di Milano del Parlamento Europeo il progetto dei Percorsi Internazionali. Fra questi, i Percorsi della Fede.

Nel 2020 riprende il viaggio dei Percorsi della Fede, proprio nell'anno in cui la Slovenia ha assunto la Presidenza di turno della IAI-Iniziativa Adriatico Jonica ( fino a maggio 2021).

Sempre nel 2020, all'interno dell'itinerario del progetto 'L'Europa della scienza e della cultura' (patrocinato dalla IAI-Iniziativa Adriatico Jonica, Forum Intergovernativo per la cooperazione regionale nella regione adriatico jonica), ha preso forma il Percorso della Via di San Martino.


Una delle tappe di Borghi d'Europa per la Via di San Martino, è Rio San Martino, nel comune di Scorzè (Ve).

Rio San Martino è la frazione situata a nord del centro di Scorzé, ai confini con le provincie di Treviso e di Padova e conta circa 2100 abitanti.

Paese di antica vocazione agricola, viene indicato nelle prime mappe del 1100 con il nome di 'Rivulus Sancti Martini', dove il termine rivulus è un chiaro riferimento alla ricchezza di acque risorgive che allora come adesso caratterizzano questa zona. Il patrono è ovviamente San Martino, santo particolarmente caro dagli agricoltori la cui festa (11 novembre) coincide con la fine della stagione agricola. Dal 1981 la tradizionale sagra del patrono è interamente dedicata al radicchio rosso di Treviso, prodotto per eccellenza del suo territorio.


La sua storia condivide l'anonimato degli umili. Sappiamo che il suo centro sorge all'incrocio perfetto di un cardo e di un decumano della centuriazione romana; che all'interno del suo territorio si registrano due località che un tempo godevano di una maggiore autonomia e considerazione fiscale e forse civile, e che nei loro nomi storici, Gallese e Sermazza (l'attuale Capitellon), si tramanda con ogni probabilità il ricordo di presenze ed insediamenti barbarici; che vi fu una imponente villa patrizia veneziana, Villa Corniani, distrutta il 15 marzo 1901 dalle vampe di un fortuito incendio; sappiamo, infine, della resistenza di alcuni manufatti secolari, rinascimentali (alcuni capitelli, la chiesa, forse alcune case rurali).


La chiesa di Rio San Martino


Le prime notizie storiche del paese risalgono a dopo il mille. Nel 1152 l'attuale frazione di Scorzé viene nominata nella bolla papale di Papa Eugenio III, come dipendente dalla pieve matrice di Zero che comprendeva “Sanbughé, Rio San Martino e Santo Alberto le quali nel sabato santo venerano la loro veneranda madre”.


Il 20 aprile 1512 viene consacrata la chiesa, dedicata appunto a S. Martino, vescovo di Tours. Pochi anni dopo, nel 1560, D. Vettor da Pozzo risulta Rettore della chiesa di Rio San Martino, segno che la parrocchiale si era resa indipendente dalla matrice di Zero Branco. Al suo interno numerose opere di pregio, fra le quali una pala di Sante Peranda raffigurante San Martino e il povero, risalente al 1585 e recentemente restaurata. Restauro della pala (Il Rivolo).


Gli affreschi



Nell'autunno del 1811 la comunità di Rio San Martino commissiona a Giovanni Carlo Bevilacqua, il più noto pittore veneziano dell'epoca la decorazione ad affresco del grande soffitto della navata. Qui è raffigurata l”Apoteosi di San Martino”, un grande affrsco in policromia, e un altro affresco circolare e monocromo, sopra la porta d'ingresso, con soggetto “Davide che suona l'arpa dinanzi a Saul”.

Nel 1818 Bevilacqua dipinge per la chiesa altre opere oggi perdute, “La Madonna del Rosario tra San Vincenzo e San Domenico” (olio su tela) e gli affreschi “La Fede, la Speranza e la Carità” e “Il sacrificio di Abramo” che si trovavano nel soffitto e nella parete di fondo dell'allora presbiterio, irrimediabilmente distrutto nel 1958 per il prolungamento della chiesa.

Infine, ricordiamo che, fra il 1950 e il „52 il pittore prof. Soligo ha eseguito gli affreschi del presbiterio (Santi trevigiani nel catino absidale e l'Assunta nel transetto). Leggi tutto (Il Rivolo).


Villa Corniani


Un accenno infine alla grande villa Corniani, distrutta da un incendio nel 1901, che sorgeva a nordest della chiesa.

I Fedeli-Corniani, famiglia veneziana di primissimo piano, avevano fin dal XVI secolo dei possedimenti a Sant'Alberto (comune di Zero Branco), Monfumo, Carmignano di Brenta, in Istria, e naturalmente a Rio San Martino. Dagli archivi parrocchiali risulta che nel 1631 nacque e fu battezzato in paese Gio. Giacomo Corniani, che fu poi importante diplomatico della Repubblica di Venezia.

Non sappiamo quando fu costruita la villa e non vi sono raffigurazioni del suo aspetto, ma nelle mappe catastali del 1841 è ben riconoscibile il corpo principale con il grande giardino all'italiana e l'oratorio; possiamo ipotizzare che il suo aspetto fosse simile alla villa che i Corniani costruirono a Monfumo (Treviso) all'inizio del XVIII secolo. 

 

venerdì 6 novembre 2020

La Via di San Martino nei Percorsi Internazionali di Borghi d'Europa

 


 


Nell'aprile del 2019 la rete Borghi d'Europa presentò nella sede di Milano del Parlamento Europeoil progetto dei Percorsi Internazionali. Fra questi, i Percorsi della Fede.

Nel 2020, all'interno dell'itinerario del progetto 'L'Europa della scienza e della cultura' (patrocinato dalla IAI-Iniziativa Adriatico Jonica, Forum Intergovernativo per la cooperazione regionale nella regione adriatico jonica), ha preso forma il Percorso della Via di S.Martino.

San Martino di Tours è uno dei santi cristiani più noti e riconoscibili e viene venerato dal IV secolo. Era il vescovo di Tours, e il suo santuario in Gallia/Francia era la meta di un pellegrinaggio importante nell’alto medioevo quanto quello a Roma, prima di diventare un famoso punto di sosta per i pellegrini diretti verso Compostela. Per tutta la sua vita il santo ha sempre viaggiato in Europa, lasciando un’impronta significativa nella nostra memoria collettiva.

La Via Sancti Martini collega varie città europee importanti per la vita di San Martino e altre caratterizzate dal patrimonio architettonico legato al suo culto, con migliaia di monumenti dedicati al santo, ivi comprese quattordici cattedrali! Questi siti vantano anche un patrimonio immateriale che sopravvive sotto forma di leggende, tradizioni e folklore.

Il viaggiatore può seguire gli itinerari collegati a episodi della vita del santo, al suo culto o al folklore. Questa varietà di itinerari, che copre oltre 5000 km attraverso tutta l’Europa, è nota con il nome di Via Sancti Martini. Da segnalare, in particolare: 1) l’itinerario che collega Szombathely (Ungheria), luogo di nascita del Santo, a Tours (Francia), dove si trova la sua tomba, tramite Pavia (Italia), luogo della sua infanzia e 2) l’itinerario che collega Tours, dove è stato vescovo, con Worms (Germania), dove lasciò l’esercito Romano e Treviri (Germania), dove incontrò l’imperatore romano. Tuttavia, questo itinerario è collegato anche a molteplici siti culturali di grande interesse, lungo una via che attraversa l’Austria e la Slovacchia, fino ad arrivare a Szombathely. Altri itinerari portano a Utrecht in Olanda o Saragozza in Spagna. Nel complesso, gli itinerari di San Martino coprono più di 10 paesi europei!

Borghi d'Europa ha scelto alcune 'tappe' lungo la Via di San Martino : Momiano d'Istria (comune di Buje,Croazia), con la sua Chiesa e il vino moscato; il borgo di Smartno (comune di Brda,Slovenia);

San Floriano del Collio (Gorizia) ; Rio San Martino (Scorzè, nel veneziano); la Val Bregaglia (Grigioni,

Svizzera), con la Chiesa Riformata di San Martino a Bondo ; Val Masino (Valtellina).

Szombathely (pronuncia ungherese [ˈsombɒthɛj]) (in latino: Savaria o Sabaria o Sabatia; in tedesco: Steinamanger; in croato Sambotel; in slovacco Kamenec; in serbo Sombathelj oppure Coмбатхељ) è la città più antica dell'Ungheria, capoluogo della provincia di Vas.

La città si trova nella zona geografica dell'Alpokalja, a metà strada fra i Monti Kőszeg e il fiume Rába, è attraversata dai fiumi Perint e Gyöngyös, che confluiscono appunto nella Rába pochi chilometri a sud-ovest della città. Dista meno di 100 km dal lago Balaton e circa 10 chilometri dal confine austriaco.

La città fu un centro di accoglienza e propagazione del Cristianesimo, diede anche i natali a San Martino di Tours nel 316.

TIPICITA’ CALABRESI: IL SALUMIFICIO SAN GIACOMO NELLA SILA PICCOLA

 



Milano, 5 Novembre 2020- L’Italia del Gusto, attiva come sempre, ha recentemente provato i panini gourmet d’alta qualità di Sbunda, piccola realtà calabrese in centro a Milano, dove ogni singolo prodotto è made in Calabria al 100%.

Tipicità davvero strepitose che sono un piacere per il palato e richiamano una forte tradizione: tra queste c’è indubbiamente il Salumificio San Giacomo, sito nel paesino di Cicala nel Catanzarese, ai piedi della Sila Piccola, che produce dagli anni ’60 salumi artigianali come la celebre nduja, la spianata, il capocollo, la pancetta tesa, il guanciale e la salsiccia stagionata.

Uno dei punti vincenti di questi splendidi prodotti, che sono venduti online, in azienda e all’estero e che si possono trovare tra gli ingredienti per comporre il panino gourmet da Sbunda, è che vengono conservati in modo assolutamente naturale, usando solamente sale e pepe per dare un po’ di sprint in termini di gusto ai salumi e poi l’affumicatura naturale, che avviene con legno di faggio proveniente dai boschi della Sila Piccola in una cella di affumicatura, ingrandita ed ammodernata ad hoc nel 2018.

Il Salumificio San Giacomo opera quindi in piena sinergia con l’ambiente locale, con l’obiettivo semplice e vincente di proporre prodotti dal gusto calabrese autentico, ed è per questo che l’Italia del Gusto ha deciso di comunicarli attraverso i propri progetti d’informazione mirati.

 

martedì 3 novembre 2020

L'Istituto per la cultura slovena nel progetto L'Europa delle scienze e della cultura, con l'intervento a Trieste ad ESOF2020

 



L'intervento di Eva Golles è stato preciso e puntuale.

L’Istituto per la cultura slovena_Inštitut za slovensko kulturo,è stato costituito nel 2006 con l’intento di coordinare e affrontare con maggiore efficacia ed incisività la questione della conoscenza e del consolidamento della lingua e cultura slovena lungo la fascia confinaria e nel contempo della sua promozione nell’area friulana e italiana. Copre,con la sua attività, tutto il territorio della fascia confinaria con la Slovenia dove sono tradizionalmente presenti gli Sloveni, dalla Val Canale e Resia alle Valli del Torre e del Natisone collaborando con circoli ed associazioni che da molti decenni animano la vita sociale del territorio. Mi SMO TU, tuka izde, kle, tleè lo slogan nato per far riconoscere la comunità slovena della Provincia di Udine, infatti evidenziando le risorse culturali dell’area in cui vivono gli sloveni della provincia di Udine si sono mossi alcuni passi per creare un prodotto unico e riconoscibile sul territorio e al tempo stesso distinto per ogni valle, promuovendo e valorizzando il patrimonio storico e culturale esistente sul territorio anche tramite una rete museale, aprendo degli info point, pubblicando sul web e stampando materiale promozionale, partecipando a fiere e manifestazioni, collaborando con associazioni ed enti e promuovendo azioni, come il collegamento transfrontaliero con l’autobus Benečija gor in dolche si svolgera’ anche quest’anno nei fine settimana estivi. La sede operativa comprende anche gli spazi dove si trova il museo multimediale SMO che accoglie anche l’ufficio IAT, aperto in collaborazione con la Pro loco Nediške dolin “

L'evolversi del progetto fino a dicembre 2021, conoscerà anche la valorizzazione dei Percorsi

Internazionali che Borghi d'Europa ha proposto fin dal 2019, nella sede di Milano del ParlamentoEuropeo. Fra questi i Percorsi della Fede che faranno conoscere l'itinerario delle 44 Chiesette Votive delle Valli del Natisone. Il cammino si compone di 10 tappe che attraversano 9 Comuni: Cividale, Prepotto, San Pietro al Natisone, Pulfero, Savogna, San Leonardo, Stregna, Grimacco e Drenchia.



La Via di San Martino è uno degli itinerari che Borghi d'Europa riprende nei suoi Percorsi Internazionali.

Fra le 44 Chiesette Votive delle Valli del Natisone vi è la Chiesa di San Martino Vescovo a Canalaz di Liessa. Le prime notizie storiche sulla presenza di una chiesetta sulla cima del Monte San Martino risalgono addirittura al 1299: non vi stupirà, quando andrete lassù, contemplando la straordinaria bellezza panoramica di quel luogo. Ciò ne ha fatto sempre un punto di riferimento non solo spirituale, ma anche militare (nel 1848, per esempio, fu quartier generale per 700 soldati austriaci accampati nei suoi pressi durante la guerra d’indipendenza!). Il piccolo edificio sacro non ha molto da mostrare sotto il profilo artistico, a parte il fascino delle sue sobrie linee architettoniche. Della quattrocentesca statua di San Martino non rimane che una nicchia vuota. 

 

sabato 31 ottobre 2020

L'azienda agricola La Ponca di Scriò (Dolegna del Collio) nella rete di Eurosostenibilità



I giornalisti e i comunicatori di Borghi d'Europa, nel quadro del progetto 'L'Europa della scienza e della cultura (Patrocinio IAI -Iniziativa Adriatico Jonica,Forum Intergovernativo per la cooperazione regionale nella regione adriatico jonica ed ESOF2020,Euroscience Open Forum,Trieste Città Europea della scienza), hanno incontrato i vini di Dolegna del Collio.


L'obiettivo era quello di completare il Percorso Internazionale Eurovinum,il Paesaggio della vite e del vino, individuando le aziende d'eccellenza, impegnate a praticare la sostenibilità, non solo a

parole.


Così nel sorseggiare un classico friulano dell'azienda agricola La Ponca, hanno scoperto una realtà

semplicemente sorprendente.

“La nostra azienda osserva Paola Mason-, prende il nome di "Tenuta La Ponca" proprio dalla tipologia di terreno per esprimere ancor di più il nostro legame con il territorio.Nella scelta dei vitigni, abbiamo cercato di valorizzare le specie autoctone, e le varietà che meglio si adattano alle caratteristiche pedoclimatiche della zona. La nostra missione è quella di produrre vini nel rispetto dell'ambiente e del territorio, e di preservare i sentori primari con un ciclo di lavorazione naturale.”


Friulano,Sauvignon,Malvasia e Ribolla, fra i bianchi, lo Schioppettino fra i rossi.

“Il Friulano di casa La Ponca -commenta Renzo Lupatin,presidente di Borghi d'Europa-, ha un bel colore giallo paglierino , limpido, consistente. Al naso rivela sentori di piante officinali, tiglio, erba aromatica, fiori di acacia, con eleganti note di pesca e pera. Al palato è secco, caldo, sapido, morbido, con sentori di frutta esotica, mandorla amara che persistono nel finale.”


Lo schioppettino accompagna le carni alla brace di Roberto, nume tutelare della trattoria Ferreghini

a Dolegna del Collio. “ Al palato-continua Lupatin-,si presenta elegante caldo e speziato, riporta note di frutti di bosco.”


Sul versante della sostenibilità, La Ponca pratica la lotta antiparassitaria integrata a basso impatto ambientale, in conversione al biologico. Nella gestione del terreno ci si affida all'inerbimento spontaneo e al sovescio autunnale.


L'azienda La Ponca è stata invitata a partecipare alle iniziative del progetto L'Europa delle scienze e della cultura, in particolare ad Eurosostenibilità, Iniziativa europea di informazione e comunicazione sulla sostenibilità, che materializza in primis l'idea lanciata dal prof.Fantoni di creare a Trieste un Istituto sulla sostenibilità, dopo ESOF2020.


 

sabato 3 ottobre 2020

L'Associazione Vinoteka Colli di San Floriano a Trieste, per il progetto 'L'Europa delle scienze e della cultura'


 


Dopo l'intervento di Fabian Korsic, presidente dell'Associazione Vinoteka Colli di San Floriano , all'incontro d'informazione promosso dalla rete Borghi d'Europa presso l'Enoteca di Cormons,le iniziative si sono sviluppate assai celermente. Il Patrocinio dell'Associazione ha permesso il suo inserimento nel progetto "L'Europa delle Scienze e della Cultura", promosso da Borghi d'Europa, sotto il Patrocinio della IAI (Iniziativa Adriatico-Jonica, Forum Intergovernativo per la cooperazione regionale nella regione adriatico-jonica) e di ESOF2020, Euroscience Open Forum, Trieste Città Europea della Scienza.

Il primo appuntamento è stato così realizzato l'8 luglio, all'Enoteca di Cormons: uno stage di informazione con la redazione multimediale di Borghi d'Europa, al quale hanno partecipato oltre 17 aziende del comparto vitivinicolo ed alimentare.

Le interviste costitui la basconose informativa per le altre iniziative, che accompagneranno il percorso dell'Associazione Vinoteka nel 2020 e nel 2021.

Successivamente, Borghi d'Europa ha organizzato un incontro del progetto 'L'Europa delle scienze e della cultura' ( Patrocinio IAI-Iniziativa Adriatico Jonica,Forum Intergovernativo per la cooperazione regionale nella regione adriatico jonica ed ESOF2020,Euroscience Open Forum,Trieste Città Europea della scienza), sui temi della sostenibilità nella filiera agroalimentare presso il Quartier Generale di ESOF2020, al Porto Vecchio di Trieste.

Il Presidente Fabian Korsic è intervenuto a Trieste, presso il Quartier Generale di ESOF2020 al Porto Vecchio, all’incontro di apertura sui temi della Sostenibilità nella Filiera Agroalimentare,incontro al quale ha partecipato il prof.Fantoni, Champion di ESOF2020.

Nel presentare la storia e le iniziative della Associazione Vinoteka, Korsic ha espresso l’intenzione di continuare il percorso iniziato e che prevede la nascita di Eurosostenibilità, Iniziativa europea di informazione e comunicazione sulla sostenibilità, che materializza in primis l’idea lanciata dal prof.Fantoni di creare a Trieste un Istituto sulla sostenibilità

Borghi d’Europa ha subito invitato i suoi partner di informazione a partecipare al progetto, che diventerà da ottobre il fulcro de ‘L’Europa delle scienze e della cultura’.Un successivo incontro a Gorizia presso il ristorante di Massimo De Belli (Enoteca dell’Impero),ha messo i puntini sul programma 2020-2021.Il primo appuntamento si terrà a novembre,in occasione del lancio dei Percorsi della Fede, la Via di San Martino, che toccherà Ungheria,Croazia,Slovenia,Friuli Venezia Giulia e Veneto.



https://milanovetrinadelgusto.blogspot.com/2020/10/lassociazione-vinoteka-colli-di-san.html

https://comunitadelfriuliedellistria.blogspot.com/2020/10/lassociazione-vinoteka-colli-di-san.html

https://comunitaecultura.blogspot.com/2020/10/lassociazione-vinoteka-colli-di-san.html

https://www.blogger.com/u/3/blog/post/edit/5930875340469779344/2683844330828351463

https://europadelgusto2016.blogspot.com/2020/10/lassociazione-vinoteka-colli-di-san.html



giovedì 2 luglio 2020

L’EuroScience Open Forum di Trieste riparte: presentati il nuovo formato e il programma aggiornato



 

 

 

   

 L’EuroScience Open Forum di Trieste riparte:   presentati il nuovo formato e il programma aggiornato   Grande spazio alle sessioni on line e ai temi legati al Covid-19. Illustrate oggi tutte le novità della grande manifestazione europea sulla scienza e la tecnologia rinviata da luglio a settembre per l’emergenza pandemia. Più di 150 sessioni e più di 700 speaker nel programma aggiornato, con nuovi formati e grandi ospiti. Confermato anche il Science and City Festival, con alcune iniziative già nelle prossime settimane    

Che cos’è ESOF  

L’EuroScience Open Forum è la più rilevante manifestazione europea focalizzata sul dibattito tra scienza, tecnologia, società e politica. Creato nel 2004 dall’associazione no-profit EuroScience, il forum ogni due anni offre un’opportunità unica di interazione e dibattito tra scienziati, innovatori, politici, imprenditori, operatori della comunicazione e cittadini. Trieste è stata nominata Città Europea della Scienza 2020 e ospiterà la nona edizione di ESOF.    

Perché ESOF L’EuroScience Open Forum - 

ESOF2020 Trieste si svolgerà dal 2 al 6 settembre con una missione rinnovata. Se prima della pandemia l’evento rappresentava uno dei principali spazi di confronto multidisciplinare a livello europeo sui cambiamenti della scienza e della tecnologia e sul loro ruolo nella società, gli ultimi mesi di ansie e incertezze generalizzate hanno aggiunto motivazioni forse ancora più profonde. “Nel Porto Vecchio di Trieste ci saranno necessariamente meno relatori fisicamente presenti, molti si collegheranno da remoto”, afferma Stefano Fantoni, Champion dell’iniziativa, “ma più delle difficoltà organizzative ha prevalso l’urgenza del confronto di fronte a tutto quello che è successo negli ultimi mesi. Mai come in questo momento la comunità scientifica globale”, continua Fantoni, “deve dimostrare di essere all’altezza delle sfide che ci aspettano, a partire dalla ricerca di nuove modalità per continuare a far circolare le idee. La pandemia ha svelato in modo eclatante anche la rilevanza di una condotta etica solida nella diffusione dei risultati della ricerca e quanto lavoro vada fatto per migliorare il dialogo fra scienza e politica, fra esperti e media. ESOF è un evento pensato fin dalle sue origini proprio per favorire questo tipo di confronti.” Tenere ESOF2020 subito dopo la riapertura dell’Europa post-Covid è essenziale per discutere tempestivamente del ruolo della ricerca scientifica, dell’expertise e della comunicazione in questo contesto che non ha precedenti” afferma Michael Matlosz, Presidente di EuroScience. “Il nuovo format ibrido adottato per l’evento offre l’opportunità a tutti i professionisti della scienza e ai diversi stakeholder di partecipare attivamente al dibattito, di persona o virtualmente.”    

Il programma aggiornato e gli ospiti principali    

Il Covid-19 entra in scena a ESOF2020 con una serie di incontri tra comunità scientifica e decisori politici sulle implicazioni sanitarie, economiche e comunicative del Coronavirus. In particolare, in una tavola rotonda con Thomas Hartung, tossicologo di fama mondiale dell'Università Johns Hopkins di Baltimora si parlerà dell’impatto dell’infezione da Sars-CoV-2 sul nostro cervello. L’intreccio tra produzione di conoscenza e informazione pubblica, messo così duramente alla prova dalla pandemia, sarà discusso in un panel composto da esperti di comunicazione ed editoria specialistica, tra cui Sudip Parikh, amministratore delegato dell’American Association for the Advancement of Science (AAAS). Si punteranno poi i riflettori sulle conseguenze per l’economia generate dalla diffusione della malattia su scala globale. Il programma generale resta diviso in tre filoni principali: il Science Programme, dedicato alla scienza di frontiera e alle sue implicazioni nella società; gli appuntamenti Science to Business, incentrati sui rapporti tra scienza e impresa; le opportunità lavorative del futuro negli eventi del Science to Careers.   Al centro dell’agenda del Forum alcuni tra i temi più urgenti della contemporaneità. Tra questi i cambiamenti climatici e la transizione a un’economia green, anche grazie al passaggio dalle fonti di energia fossili a quelle rinnovabili. Attesa la partecipazione del climatologo Filippo Giorgi, tra gli estensori dei primi cinque rapporti dell’Intergovernmental Panel on Climate Change - IPCC che determinarono l’assegnazione al Comitato delle Nazioni Unite del Premio Nobel per la Pace 2007. Altri panel saranno incentrati sull’impatto dei supercomputer e dell’intelligenza artificiale, sulla ricerca farmacologica di frontiera che utilizza principi attivi di origine naturale, sull’importanza di creare un hub europeo dedicato alle scienze della vita. Ma si parlerà anche di inquinamento, di trasferimento tecnologico, di diplomazia scientifica e del ruolo cruciale giocato nel promuovere la pace e la convivenza tra i popoli dalle grandi infrastrutture di ricerca, come il CERN di Ginevra, l’acceleratore di particelle SESAME in Giordania o il SEEIIST - The South East European Institute for Sustainable Technologies, focalizzatosi recentemente nel supporto alle terapie per il trattamento dei tumori basate su particelle subatomiche. Brain drain, brain circulation è invece il titolo di un incontro sulla mobilità dei ricercatori e della conoscenza organizzato da alcune delle più prestigiose società scientifiche internazionali, tra cui la tedesca Accademia Cesarea Leopoldina, la più antica accademia permanente di scienze naturali al mondo, e la nostra Accademia dei Lincei. Ci sarà anche spazio per discutere come il fattore umano incida nello sviluppo dell’industria 4.0 e come valorizzare l’imprenditoria femminile. Una parte rilevante sarà dedicata alle startup, al trasferimento tecnologico e al prossimo grande programma di finanziamento della ricerca europea, Horizon Europe. Diverse le sessioni, in collaborazione con partner come Fincantieri, dedicate all’economia blu, alla salvaguardia della risorsa mare e al trasporto marittimo sostenibile, anche grazie a tecnologie legate all’uso dell’idrogeno.   

GLI SPEAKERS  

Tra quelli già confermati: il matematico Alessio Figalli, vincitore della Medaglia Fields 2018; la senatrice a vita Elena Cattaneo, nota per le sue ricerche sulla malattia di Huntington e sulle cellule staminali; la direttrice generale del CERN di Ginevra; Fabiola Gianotti; il direttore dello Human Technopole di Milano; Iain Mattaj; l’immunologo e ricercatore italiano più citato nella letteratura scientifica internazionale; Alberto Mantovani; il climatologo tedesco Gerald Haug; il fisico e padre dell'Istituto Italiano di Tecnologia di Genova Roberto Cingolani; la docente di Harvard tra le massime autorità mondiali negli studi sul rapporto tra scienza e democrazia Sheila Jasanoff; il giornalista scientifico del Financial Times Clive Cookson; il matematico francese e già presidente dello European Research Council Jean-Pierre Bourguignon. Saranno inoltre presenti i tre testimonial di ESOF2020: l’astrofisica Marica Branchesi, lo scrittore Paolo Giordano, l’architetto Massimiliano Fuksas.   Alla cerimonia di apertura ha assicurato la sua partecipazione in presenza il Commissario Europeo alla Ricerca Mariya Gabriel, il Ministro dell’università e ricerca italiano Gaetano Manfredi e i suoi omologhi del Montenegro, Sanja Damjanovic, e del Sud Africa, Emmanuel Nzimand. Tra gli altri interventi istituzionali in programma quello del Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco. Prenderà infine parte alla cerimonia di chiusura del 6 settembre il Primo Ministro Italiano, Giuseppe Conte.  

 I luoghi di ESOF 

Il Forum si svolgerà nel Porto Vecchio di Trieste, in particolare nei Magazzini 27 e 28, cuore del nuovo Trieste Convention Center - TCC, il centro congressi polifunzionale che avrà, proprio in occasione di ESOF2020, il suo battesimo ufficiale. Degli oltre 150 eventi in calendario a partire dal 2 settembre, una settantina saranno quelli virtuali, una settantina in formato ibrido e circa una decina esclusivamente in presenza. Conferenze plenarie, presentazioni dei relatori principali, workshop ed eventi speciali saranno disponibili via streaming e successivamente rese disponibile su richiesta.       

I partner e gli eventi satellite    

ESOF2020 ha ricevuto un finanziamento nell’ambito del programma quadro europeo per la ricerca e l’innovazione Horizon 2020. La sua realizzazione è resa possibile anche grazie al contributo e al supporto del Ministero dell’Università e della Ricerca - MUR, della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, del Comune di Trieste, tutti Principal Partner. Il Comune di Trieste è stato sin dall’inizio di questa sfida ed è tra i maggiori e più convinti sostenitori dell’evento Esof2020 che porterà Trieste al centro del dibattito scientifico internazionale”, afferma il Sindaco di Trieste Roberto Dipiazza. L’evento è inoltre svolto in collaborazione con i Main Partner Fincantieri, illycaffè, TriesteTrasporti e con i partner istituzionali Fondazione CRTrieste, Confindustria FVG e nazionale, Banca d’Italia. Altri partner sono in fase di coinvolgimento. ESOF2020 sarà inoltre uno ZeroImpactEvent by AcegasApsAmga (altro Main Partner della manifestazione) che stimolerà e massimizzerà i comportamenti sostenibili. Diverse strutture della RAI - Radiotelevisione italiana sono media partner di ESOF2020. Con la sede regionale è attiva una collaborazione per la produzione di trasmissioni televisive, già parzialmente andate in onda, e di podcast sulla storia e sul ruolo attuale di Trieste città europea della scienza.   

Il Science in the City Festival  

L’EuroScience Open Forum è tradizionalmente accompagnato da uno dei più grandi festival della scienza in Europa. Come suggerisce il titolo Collisioni l’obiettivo del festival è favorire uno scambio creativo e sorprendente di idee, progetti, conoscenze e punti di vista: “Nonostante le difficoltà create dalla pandemia, la partecipazione della città e della regione è stata grandissima, oltre ogni aspettativa, e di questo siamo molto grati” afferma Paola Rodari, Programme Manager del festival. “Centinaia di associazioni, istituti scientifici e universitari, teatri e compagnie teatrali, artisti e professionisti, centri culturali e anche singoli individui animeranno i luoghi di Trieste, della regione ma anche lo spazio del virtuale. Questa partecipazione, supportata con generosità dalle amministrazioni pubbliche, in primo luogo dal Comune di Trieste e dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, renderà anche possibile la conoscenza reciproca di eccellenze locali di ogni genere, che sperabilmente continueranno a collaborare in futuro”.   Dal 5 luglio in avanti il Science in the City Festival animerà il capoluogo giuliano e il territorio regionale con 26 mostre e circa 180 tra spettacoli, visite guidate, conferenze, incontri informali e science café ospitati negli spazi più belli della città, della regione e virtualmente. Da segnalare due grandi mostre: Cyborn, la nascita dell’uomo artificiale al Salone degli Incanti (co-organizzata dal Comune di Trieste, dalla Fondazione Internazionale Trieste, dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e dall’Istituto Italiano di Tecnologia) e XTREME, l’esplorazione degli ambienti estremi al Magazzino delle Idee (co-organizzata dall’Ente Regionale per il Patrimonio Culturale del Friuli Venezia Giulia, dall’Istituto Nazionale di Astrofisica INAF – Osservatorio Astronomico di Trieste, dalla Federazione Speleologica Regionale del Friuli Venezia Giulia e dal Museo Nazionale dell’Antartide “Felice Ippolito”, con il supporto di INAF – Osservatorio Astronomico di Padova, dell’Università di Padova e dell’Università della Tuscia e con il patrocinio della Società Italiana di Astrobiologia). Esposizioni divulgative curate dagli istituti di ricerca regionali e di arte e scienza saranno allestite anche negli spazi espositivi del TCC, dove ricercatori e cittadini avranno ulteriori occasioni di incontrarsi da vicino. Tra le esposizioni la mostra Both Ways, visitabile del vivo e in digitale, che ci porterà a scoprire installazioni artistiche esposte in contemporanea a Fiume (Croazia), Cluj-Napoca (Romania), Bucarest (Romania), Timisoara (Romania), Belgrado (Serbia) e Budapest (Ungheria) e il Festival internazionale Robotics. Non mancheranno gli eventi in altri luoghi della regione, come quello dell’1 settembre a Udine, dove il neuroscienziato Giacomo Rizzolatti, scopritore dei neuroni a specchio, e il Direttore Artistico del Mittelfest Haris Pašović dibatteranno sul tema dell’empatia nella scienza e nell’arte.          

sabato 2 maggio 2020

Paolo Caccese invitato a Borghi d'Europa



Bel personaggio, Paolo Caccese.
Un vignaiolo sfuggito (per fortuna!), alla professione forense, sostenuto da passioni e convinzioni
profonde, con un approccio alla vita decisamente 'umile' ( c'è sempre qualcosa da imparare!) .

“Primi anni 50: l’ingegnere Francesco Caccese, mio papà, commissario prefettizio a Villa Russiz “scopre” la viticoltura e nel 1954 acquista 2 ettari e mezzo di vigneti nelle colline di Pradis, Cormòns.
Primi anni 70: il sottoscritto, poco convinto studente in Giurisprudenza fa la stessa scoperta e si dedica sempre più all’azienda e sempre meno allo studio legale che in una magnifica mattina di maggio viene abbandonato senza alcun rimpianto.
Primi anni 90: mia moglie Veronica, per intuito e lungimiranza femminile, mi “costringe” a comprare altri 3 ettari e mezzo con il risultato di produrre oltre ai nostri classici vini, anche il Verduzzo con il quale produciamo un passito: La Veronica, appunto!”

Nel corso dell'intervista, Paolo è un fiume in piena : ti coinvolge, racconta la sua vita, i suoi sforzi
i suoi vini....
Già i suoi vini : li abbiamo degustati in una delle nostre tane del gusto preferire, l'antica trattoria Ferreghini a Dolegna del Collio. Subito ci siamo detti : “ questo è un produttore d'eccellenza!”.

Friulano, Malvasia,Pinot Bianco,Sauvignon, Riesling,Traminer Aromatico e Ribolla Matta (Brut),fra i bianchi ; Merlot , Merlot Riserva e Cabernet Franc fra i rossi.

“Nelle dolci colline di Pradis che dominano su Cormons ha sede la nostra cantina…
I sentieri della storia del Collio, come quelli di tutta la terra dell’Isonzo, si perdono nella lunga alba del mondo ed ancor prima nel mistero della Creazione. Nacque prediletta questa terra: scendeva scoscesa dalle rocche bianche delle Alpi Giulie popolandosi di colline e di boschi fino a farsi pianura e incontro con il mare. Interrogando i segni dei millenni si dedusse che il clima mite e caldo facevano crescere dalle marne sfaldate e ricolme di umori vitali il fico e la vite e l’ulivo.
Oggi quest’impasto di marne e arenarie frammentate, che il tempo ha arricchito di sali rimescolando e insalivandolo con i passaggi delle stagioni, è ancora quello antico, il grembo migliore che ci sia per le uve da vino.”

Naturalmente Borghi d'Europa ha inserito Paolo Caccese nel Percorso Internazionale Eurovinum,il Paesaggio della Vite e del Vino.
PAOLO CACCESE - Vinopuro

I Picech in Borghi d'Europa

Siamo a Pradis, nelle dolci colline del Collio.
A casa Picech ammiriamo dalle grandi finestre il paesaggio delle colline, i vigneti
che segnano la storia di queste contrade.

"Siamo una Famiglia di fieri viticoltori - racconta Roberto-. I Picech abitano dal 1920 la collina di Pradis e nel 1963 con orgoglio, fatica e coraggio hanno acquisito la proprietà delle vigne sulle quali già lavoravano. Dal 1989 ho preso in mano la conduzione dell’Azienda, precedentemente impostata da mio padre Egidio, detto “il Ribel” e da mia madre Jelka, trasformandola nel gioiello che oggi possiamo ammirare. Sto continuando questa tradizione assieme a mia moglie Alessia e ai figli Athena e Ruben".

Man mano che l'intervista si dipana, ci accorgiamo che Roberto possiede una naturalezza
e una semplicità 'complesse'. No, non sono dei termini contraddittori, ma i 'poli' di un
carattere che ha saputo permeare di grande personalità i vini.

Già i vini.
Dire che sono buoni è cosa scontata.
Non saremmo neppure qui.
Ripercorriamo le righe di presentazione di Roberto.
" Una lunga ristrutturazione ci ha permesso di realizzare una nuova e funzionale cantina interrata, una struttura moderna a sezione circolare, posta su due livelli. Un progetto moderno che però si è posto come obbiettivo principale, quello di rispettare la nostra filosofia produttiva, dando vita ad un habitat ideale per poter lavorare con cura ed efficienza, in armonia con i cicli naturali del vino. Ma la cantina è solo il completamento di un lavoro che per noi inizia nella vigna. Il codice etico e professionale che ci siamo imposti, prevede il massimo rispetto per la natura. Lavoriamo da anni in regime biologico certificato: sovescio, sfalcio e concimazione con letame: sono queste le pratiche applicate nelle nostre vigne. Il nostro obbiettivo è quello di portare in cantina delle uve sane e di elevata qualità, unica strada possibile per ottenere dei vini di assoluto pregio che possano anche durare nel tempo."


Potremmo parlare di flosofia, preferiamo ripensare in questi momenti al 'Camminare la terra' di veronelliana memoria :
un quid di passione, competenza, cultura e voglia di vivere.
Annegati come siamo nel mondo della comunicazione fra guide improbabili, servizi informativi a pagamento, vini sempre buoni,
stiamo incontrando una Famiglia che si collega naturalmente alle storiche battaglie di Borghi d'Europa.
Lasciamo le ciarle a chi ne ha fatto un mestiere. Non sicuramente il Nostro.

Abbiamo chiesto a Roberto Picech di fare un pezzo di strada insieme, nell'azione 'Cormons,Terra della sostenibilità.'
Sostenibilità che in casa Picech significa produrre vino cercando di preservare le risorse naturali per le generazioni future.
"Da anni lavoriamo in regime biologico certificato.".


Al prossimo appuntamento : per raccontare i vini e l'ospitalità di casa.

Benvenuti su PICECH.COM

A Santa Maria del Piave, tra i Percorsi della Fede e la Via dei Norcini


I giornalisti e i comunicatori di Borghi d'Europa hanno dedicato alcune delle tappe dei

Percorsi Internazionali di Borghi d'Europa a Santa Maria del Piave (Mareno di Piave)
Santa Maria del Piave era un ospedale-monastero cistercense nell'attuale provincia di Treviso. In origine sorgeva presso l'omonima frazione di Mareno di Piave (l'antica località Talpon) e in seguito fu riedificato nella vicina Lovadina di Spresiano. Borghi d’Europa ne ripropone la storia, all’interno del viaggio nelle Terre della Piave.
Il monastero si trovava in un'area assai battuta dai traffici, presso una zona di guadi posta sul medio corso del Piave e all'incrocio tra le strade Ungaresca e Alemanna. Compito dell'istituzione era infatti dare ospitalità a mercanti, pellegrini e viandanti in genere che vi transitavano.Santa Maria del Piave sarebbe stata fondata (o rifondata) attorno all'anno Mille e in origine fu gestita da una congregazione diversa dai cistercensi. La sua importanza era cresciuta all'epoca delle crociate, con l'aumento dei pellegrinaggi verso la Terra Santa. In concomitanza, nobili ed ecclesiastici ne avevano accresciuto le ricchezze attraverso donazioni, mentre vari ordini militari e lo stesso pontefice ne avevano garantito la protezione. Da Santa Maria dipendevano varie chiese poste lungo il Piave e il Livenza.
Nel 1229, essendo il complesso decadente sia dal punto di vista materiale che spirituale, papa Gregorio IX lo affidò ai cistercensi dell'abbazia di Follina, scelta che risultò felice per un certo periodo. A determinare la fine dell'istituzione furono però altri eventi: la diminuzione dei pellegrinaggi, le razzie degli eserciti di passaggio e, soprattutto, le disastrose piene del Piave. Significativa fu quella del 1368, quando il fiume mutò il suo corso e il monastero finì per trovarsi nel mezzo di un'isola. Poiché il Piave fungeva (e funge tuttora) da confine fra le diocesi di Ceneda e di Treviso, l'istituzione passò dal controllo dell'una all'altra.
Alle inondazioni si aggiunse la decadenza spirituale. Distrutto da un'altra terribile ondata, nel 1459 l'abate commendatario Venceslao da Porcia lo fece ricostruire sulla sponda destra, presso Lovadina. Tuttavia la mancanza di monaci portò, alla fine del XV secolo, all'unione con il monastero femminile di Santa Maria degli Angeli di Murano.


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Tratto dalla Rivista quadrimestrale di studi vittoriesi - IL FLAMINIO n°9 - 1996 - Edita dalla Comunità Montana delle Prealpi Trevigiane


PIER ANGELO PASSOLUNGHI. Studioso e ricercatore di storia veneta,esperto di storia religiosa per cui collabora a varie riviste nazionali, ha curato varie pubblicazioni, in particolare di Storia e Bibliografia della Sinistra Piave.


"....S. Maria del Piave, antico ospedale sorto presso un'importante zona di guadi
sul medio corso del fiume.
Inizialmente si trattò di una chiesa con funzioni ospedaliere affidata ad una
comunità di cui non si conosce la regola professata. Nato o rinato attorno al
Mille nel fervore della ripresa religiosa e commerciale,fra i suoi compiti c'era
l'ospitalità a viandanti,pellegrini e mercanti che guadavano il Piave.
Sorto all' incrocio tra le vie ungarica e alemanna presso un boschetto di pioppi in località (appunto) Talpon non distante da Mareno, l'ospedale aveva accresciuto la propria importanza all'epoca delle Crociate allorché si era trovato sul percorso via terra per la
Palestina. Nel 1120 i conti di Treviso, di Colfosco, di Ceneda ed i signori da Montaner ne
avevano congiuntamente fatto oggetto di importanti donazioni e ben presto, a garantirne la protezione dagli appetiti degli ordini militari che ne avevano tentato il rilevamento, erano arrivate le bolle di protezione papale. Fra le chiese dipendenti per lo più dislocate lungo il Piave che papa Lucio III nel 1177 aveva posto nel patrocinioapostolico, ne figuravano
pure alcune presso il Livenza: si trattava in quest'ultimo caso delle cappelle di
Santo Stefano di Meschio (Pinidello) e San Gottardo di Cordignano.
Poichè agl'inizi del Duecento, l'ospedale risultava in piena decadenza spirituale
e materiale, nella primavera del 1229 papa Gregorio ne aveva disposto la
riforma, affidandolo al controllo dell'abate di Follina. L'arrivo di monaci del non
distante monastero della pedemontana produsse gli effetti desiderati, inducendo
quelli che vi vivevano già ad accettare la regola cistercense tanto che ben presto
la casa plavense potè riprendersi.
La perdita d'importanza rispetto ai flussi verso la Terra Santa del secolo
precedente e i distruttivi passaggi d'eserciti dovuti alle continue guerre che tra
Due e Trecento coinvolsero la Marca gravando sui guadi, finirono però col farsi
ben presto sentire in forma negativa. I maggiori danni venne però ad arrecarli il
Piave con le sue piene distruttive: nel 1368 un' onda del fiume più violenta del solito
completamente circondò l'area ove sorgevano le fabbriche, riducendolo ad isola.
Sorto in diocesi di Ceneda sulla sponda sinistra, il monastero si trovò così in
mezzo al guado, tanto che finì col venir indicato appartenere ora alla diocesi di
Ceneda, ora a quella di Treviso. Colpito da ulteriori inondazioni, ed ormai in
piena crisi vocazionale, a metà Quattrocento subì una pesantissima distruzione
che lo abbattè dalle fondamenta. Il commendatario Venceslao da Porcia ne
ricercò nel 1459 pronta riedificazione presso la più sicura riva destra a
Lovadina, ma essendo le nuove fabbriche rimaste vuote per mancanza di
monaci, a fine secolo il suo beneficio economico venne unito alle monache di S.
Maria degli Angeli di Murano."
home - Associazione Internazionale Azione Borghi Europei del Gusto

La Bottega dei Ricordi
La Via dei Norcini : i salumi dell’Azienda Dino ed Alberto Marcon a Santa Maria del Piave
Il Viaggio del gusto di Borghi d’Europa lungo la Piave,ha condotto i giornalisti e i comunicatori
a visitare l’azienda agricola di Dino ed Alberto Marcon, a Santa Maria di Piave.
Le Piccole Produzioni Locali (PPL) sono aziende alimentari con un ridotto circuito commerciale
che realizzano prodotti alimentari tradizionali del territorio veneto.
Grazie a un sistema integrato fra aziende e sanità pubblica la Regione Veneto garantisce che i
prodotti delle aziende PPL vengano realizzati nel rispetto di standard qualitativi e norme sanitarie.
I prodotti derivano dalla lavorazione della carne dei maiali allevati in azienda. Le fasi di lavorazione cui sono sottoposti, rispettano gli usi e le tradizioni di un tempo e prevedono il solo impiego di ingredienti come il sale, il pepe e gli aromi naturali, senza l’aggiunta di conservanti come nitriti e nitrati.
Le macellazioni vengono fatte soltanto in alcuni periodi dell’anno, da ottobre a marzo.
È possibile effettuare visite per conoscere i produttori e la natura dell’azienda, caratterizzata da piccole produzioni naturali.
La degustazione delle eccellenze di casa è avvenuta nel corso della registrazione di una puntata della trasmissione multimediale L’Italia del Gusto.
L’azienda è stata così inserita nel percorso d’informazione de Le Vie dei Norcini.
Prodotti
Cotechino, cotechino con lingua, lingua con muscolo, ossocollo, pancetta, salame, salsiccia, sopressa, sopressa con filetto.